Gandria



Cenni storici

Gandria è l'ultimo villaggio che s'incontra prendendo la strada che da Castagnola porta verso il vicino confine italiano. Abbarbicato sulla montagna, quasi a picco sul lago, Gandria, con i suoi 279 abitanti, è uno dei quartieri più pittoreschi di Lugano, tappa di tutte le visite turistiche nella regione. L'ambiente fiabesco del villaggio ne ha fatto lo scenario del romanzo di Aime Cey: Le Rocco de Gandria. Sempre di Gandria, Stefano Franscini, in La Svizzera italiana (1840), racconta: "Gandria, sul lago Ceresio, ai confini della Valsolda, a meno di due miglia da Lugano. Non ha che pochi ettari di terreno, e quel poco fu conquistato dall'industria alle rupi. Esso è d'una fecondità che non la cede a quella ben grande di Castagnola. I fichi, gli ulivi, i cedri rendono lietissime le pendici del suolo di Gandria. L'agave americana le adorna pure a quando a quando colla pomposa magnificenza del suo fiore. Le bianche casucce di Gandria disposte ai ripiani fanno bel vedere in lontananza". La giurisdizione di Gandria si estende fino alla sponda opposta del lago, comprende dunque i monti di Bisnago, Roncaglia e Caprino. Tale estensione è stata oggetto di controversie secolari con i comuni di Oria, Albogasio, Ramponio e Lanzo. Gandria, in origine denominata Gandrio, entra ufficialmente nella storia il 7 agosto 1237. Successivamente Gandrio compare in un atto notarile del 10 giugno 1423, con il quale il vescovo di Como, Otto fu Umberto di Monferrato, conferma ai fratelli Pietro e Giovanni de Coqui de Cumis l'investitura di tutti i loro rectis paternis avitis et antiquis feudis e di tutte le decime del luogo. Nel XIV secolo, ritroviamo il nome di Gandrio in una serie di documenti concernenti affitti, pesi e misure, strade e ponti, datati 1335, 1336, 1353 e 1370. Questi documenti rivestono una notevole importanza perché permettono di dimostrare che il villaggio primitivo si era sviluppato appunto a mezza costa del Monte Brè e che, nel 1335, era già sorto sulle rive del lago il nuovo villaggio, quello attuale. Le ipotesi riguardo all'origine del nome, sono molteplici. Il glottologo Carlo Salvioni afferma che "uno scoscendimento di terreno è chiamato in una certa parte delle alpi lombarde Gana e ne proviene Val Gana. Il nome Gandria dunque deriva da Gana a Ganda a Gandra, con l'inserimento di una "i" per via letteraria". Diversa è l'opinione dell'esperto di toponomastica Dante Olivieri, il quale, a proposito di Gandria, scrive: "Villaggio sul Ceresio: ricostruzione letteraria di un Gandra, forse da Gandola, ovvero piccola Ganda". Dove Ganda sta a significare "frana, pietrame, macereto". C'è una terza interpretazione, quella del professor Gaetano Polari, il quale, nel 1892, sostiene che alcuni nomi di paesi e località ticinesi sono di "pura denominazione basca", per cui Gandara indicherebbe l'adesione di una superficie su di un'altra. Il paese di Gandria, infatti, è "aggrappato ad uno scoglio che dal Monte Brè raggiunge il lago". Il collegamento con Lugano e con la vicina Italia è da sempre stato uno dei grossi problemi di Gandria. Un tempo, sentieri malagevoli e pericolosi erano l'unica via percorribile. Ad ogni modo giungere alla costruzione della strada è stato altrettanto difficoltoso. Gli abitanti di Gandria, i gandriesi, vengono chiamati "Tor". Tra le varie spiegazioni, quella più accreditata è quella che fa risalire il nomignolo "alle fatiche, agli sforzi inauditi" che gli abitanti dovevano compiere, ad esempio, per spostarsi. Nel 1965, Maria Cavallini-Comisetti, sulla Voce di Castagnola, scrive a proposito di Gandria: "isolato tra le brughiere e il lago, senza comodità alcuna, né luce elettrica, né acqua potabile e le viuzze malselciate". Forse a conferma del soprannome, lo stemma di Gandria raffigura proprio un toro che sovrasta una barca a tre arcioni. Ma non tutti considerano queste particolarità del villaggio per i suoi aspetti negativi. Giorgio Simona, nel 1913, in Note di Arte Antica del Cantone Ticino, scrive: "Gandria è un angolo della terra dove non giunge il frastuono del mondo, situato in una dolce solitudine, addossato al monte, a picco sopra il profondo lago in cui si specchia. A quella sponda non batte l'onda delle miserie umane, lo spirito può spaziarsi libero nei cieli dell'ideale e l'animo confrontarsi nell'estasi della contemplazione". Tra le particolarità naturalistiche di Gandria vi sono due sassi celebri: il cosiddetto Sasso di Gandria, che s'incontra lungo il sentiero tra San Domenico e il villaggio – esso è uno dei soggetti preferiti da artisti e pittori - e il Sasso della Predescia, un macigno erratico di gneis. Nei secoli, Gand ria si è sostentata grazie all'agricoltura (viticoltura e orticoltura) e grazie alla pesca. Ma è rinomata anche per essere stata patria di maestranze artistiche. Dalla seconda metà del XIX secolo fino al 1950, Gandria si è dedicata alla bachicoltura e alla lavorazione della corteccia di tiglio. Sulla sponda opposta del lago, si trovano le cantine e la caserma delle guardie di confine risalente al 1904, ma che, dal 1949, ospita il Museo nazionale delle dogane. Tra le antiche tradizioni di Gandria figurano le gare delle barche ad arcioni. Un tempo veniva persino organizzato un Campionato del Ceresio che si svolgeva su di un percorso di 1'200 metri, partendo dal debarcadero centrale del paese fino al traguardo che si trovava alle Cantine. Il vincitore si aggiudicava 30 franchi ed una coppa, il secondo 20 franchi e 10 franchi il terzo. A tutti gli arrivati spettava comunque una bottiglia di vino nostrano.

Sentiero dell'olivo

Il sentiero dell'olivo si snoda tra Castagnola e Gandria, e attraversa una zona dove esistono i resti di antichi oliveti e dove è stato reintrodotto recentemente l'olivo. Si accede al sentiero sia da Castagnola (nelle vicinanze dell'ex Municipio), sia da Gandria (dal posteggio sulla strada cantonale, sopra il villaggio). Chi inizia il percorso a Castagnola, vi ritorna da Gandria con la corriera Porlezza-Lugano (fermata vicino al ristorante Gandria); chi lo inizia a Gandria, vi ritorna da Castagnola con la corriera Lugano-Porlezza (con fermata vicino all'ufficio postale di Castagnola). Il percorso è arricchito di 18 tavole che informano sulla storia, la botanica e la coltivazione dell'olivo, nonché sui suoi prodotti (olive, olio); è inoltre attrezzato per ciechi e ipovedenti. Il sentiero dell'olivo è stato progettato dall'Associazione amici dell'olivo in collaborazione con il Fondo per il sito naturalistico e archeologico di Gandria (F.SNAG) che fa parte della Fondazione della Svizzera Italiana per la ricerca scientifica e gli studi universitari (F.SIRSSU). Chi inizia il percorso a Gandria, giunto a San Domenico può scegliere tra due varianti: la variante A prosegue verso ovest e raggiunge l'ex Municipio di Castagnola salendo per il Viottolo delle agavi; la variante B sale nel Parco degli Ulivi, raggiunge il Sentiero dei fiori e si ricongiunge alla variante A in Via Discepoli seguendo un breve tratto di strada cantonale. Scendendo la scaletta vicino al ristorante Gandria si entra a sud-ovest dell'oliveto in località Nusera. Questo oliveto comprende 72 piante (varietà Frantoio, Leccino e Pendolino, tutte per la produzione di olio) messe a dimora dai padrini dell'Associazione amici dell'olivo nel maggio 2001 ed è sistemato su tre fasce terrazzate preesistenti, sostenute da muri a secco. Con questo impianto è stata recuperata una zona di alto valore paesaggistico, in precedenza completamente abbandonata. A Nusera sono posizionate tre tavole (No. 1, 2 e 3), due delle quali informano sull'importanza dell'olivo dal punto di vista geografico e storico; la terza tavola fa il punto sulla classificazione e l'origine dell'olivo. Sotto Nusera, il sentiero attraversa la strada che unisce il villaggio alla strada cantonale in vicinanza di una barriera e scende in località Rozza, dove nel 1999 è stato impiantato con il concorso del Fondo Svizzero per il Paesaggio un oliveto a gestione agroforestale, comprendente quattro varietà per la produzione di olio (Frantoio, Leccino, Maurino e Pendolino). A questo impianto vengono applicate le direttive di Bio-Suisse, associazione svizzera delle organizzazioni per l'agricoltura biologica. Nella parte inferiore della parcella si può notare una vecchia pianta di olivo tuttora fruttificante. A Rozza sono posate due tavole (No. 4 e 5) che illustrano brevemente la storia dell'olivo nella Svizzera meridionale e le caratteristiche botaniche dell'olivo. Dal pontile si sale per poche decine di metri per raggiungere il negozio "Arcovia", che è parte di un edificio iscritto nell'elenco dei monumenti storici e artistici del Canton Ticino. Nel Cinquecento, tale casa apparteneva ai Verda de Olivetis (o de Olivis), famiglia patrizia di Gandria, ora estinta, il cui stemma gentilizio è conservato sopra il camino nel negozio. Nello stemma figurano una pianta di olivo e due gigli. Di questo casato dei Verda fanno parte uomini illustri, come per es. Giovanni Battista (1582-1648), che divenne cancelliere aulico dell'impero germanico sotto Ferdinando II e fu insignito nel 1623 del titolo di barone di Verdenberg e nel 1630 di quello di conte di Namest. La tavola No. 7 annovera le tecniche di raccolta delle olive nel Mediterraneo. Nella cantina della casa La Filanda, di proprietà della parrocchia di Gandria, è stata rinvenuta un'antica mola di pietra che serviva a frantumare le olive (frangitura) per l'estrazione dell'olio (vedi tavola No. 8). La mola, o macina, era collocata in una vasca nella quale ruotava. Grazie alle sinergie sviluppatesi tra la Divisione della formazione professionale (apprendisti scalpellini e muratori) e alcuni artigiani privati, coadiuvati dal Fondo SNAG, la mola, il sistema di trazione e la vasca sono stati riprodotti e collocati nelle adiacenze del Municipio di Gandria. Dal Municipio si sale verso il piazzale della Chiesa di San Vigilio, da dove si scorgono, a monte, due panchine a cui si accede sia dalla destra che dalla sinistra del piazzale. Vicino alle panchine è collocata la tavola No. 9 che informa sugli oli di oliva raffinati. Appena fuori dal villaggio, e prima di scendere verso il lago, è stata posata la tavola No.10 che illustra le caratteristiche dell'olio d'oliva. Il sentiero dell'olivo segue quindi la riva del lago. Poco prima di giungere a una casa privata si può leggere la tavola No.11 che descrive la moltiplicazione dell'olivo. Alzando lo sguardo verso la rupe si può notare la presenza di un oleastro, mentre vicino alla casa fa bella mostra un olivo coltivato. Proseguendo lungo la riva del lago si giunge a Triverli, dove esistevano anticamente alcune piante di olivo a strapiombo sul lago, come ricorda la vecchia fotografia qui riprodotta. In questo posto incantevole sono state allestite due tavole (No. 12 e 13) con le informazioni sulle cure necessarie per mantenere sana e produttiva la pianta di olivo, nonché un elenco dei principali parassiti. Sopra il Lido di San Domenico, la Città di Lugano ha piantato un Oliveto sperimentale con olivi antichi. Attraverso la realizzazione della tappa di San Domenico dell'oliveto sperimentale, la Città di Lugano diventa un partner importante nella conservazione della biodiversità. Infatti questa tappa fa parte del progetto "olivi" di ProSpecieRara, nato allo scopo di individuare e salvaguardare varietà di olivo antiche e locali. In quest'ottica è stata avviata una ricerca nella Svizzera italiana per ritrovare quelle piante di olivo plurisecolari e rappresentanti, ancora viventi, della nostra storia dell'olivicoltura. Le piante ritrovate e risultate particolarmente interessanti sono state propagate e sono conservate negli oliveti didattici. Come oliveto ProSpecieRara, la quinta tappa dell'oliveto sperimentale a San Domenico arricchisce così il Sentiero dell'olivo con l'eredità di olivi plurisecolari. Nelle vicinanze della cappella di S. Domenico inizia il sentiero della variante B che sale al Parco degli olivi e si ricongiunge alla variante A in Via Discepoli. Questo parco è un'oasi di pace e misura ca. 2 ha. Appartiene alla Città di Lugano. Dal parco si gode di un panorama splendido (vedi foto in copertina). Qui sono posizionate due tavole (No. 15 e 16) che descrivono la biologia dei due principali nemici dell'olivo: la mosca e la tignola. La variante A del percorso conduce alla tavola No. 17 che si trova verso la fine del Viottolo delle agavi: essa è dedicata ai contenitori di olio ritrovati negli scavi archeologici che hanno permesso di ricostruire il traffico dell'olio nel Mediterraneo fin dai tempi più antichi. Alcuni di questi contenitori possono essere ammirati nel piccolo museo allestito a Manno dalla ditta SABO. La tavola No. 18, che si trova vicino all'ex Municipio di Castagnola, descrive gli effetti benefici dell'olivo e dell'olio sulla nostra salute, e segna la fine del percorso. L'opuscolo che raccoglie i testi delle tavole con le relative illustrazioni è in vendita al prezzo di CHF 5.-- presso: Lugano Turismo, Ticino Turismo, Società navigazione del Lago di Lugano, ristoranti, alberghi, commercianti di Gandria, uffici postali di zona, Ufficio rionale (ex Municipio di Castagnola). Può inoltre essere ordinato contattando il Fondo SNAG.